L’aumento vertiginoso degli episodi di bullismo mi dà da pensare, ma non credo che le mie conclusioni vi piaceranno. Facile dire che l’autorità non venga più rispettata dai ragazzi, perché gli adulti, per primi, non la rispettano. Eppure è vero. Facile dire che, avendo spappolato la famiglia, qui nessuno si sente più in dovere di spiegare ad un ragazzino come ci si debba comportare: i genitori che vogliono fare gli amici dei figli andrebbero puniti con la galera. Pigri e lestofanti, si rifiutano di insegnare alcunché, perché rifiutano consapevolezza e responsabilità. Che ci pensi qualcun altro. Facile, ovvio, eppure è vero anche questo. Facile dire che gli insegnanti non sanno entusiasmare, che nell’epoca dei cellulari, l’attenzione dei pargoli è attratta da qualcosa che va talmente veloce, che al confronto qualunque discorso di un insegnante mediocre è fuffa. Verissimo, anche se mi chiedo se anche l’insegnamento debba diventare entertainment. Credo appunto di no, insegnare è una cosa faticosa e necessaria, perché, se non lo si fa, la prossima generazione, come quella attuale dei quarantenni, diventa melma inutile, carne da macello, deserto dell’intelligenza, rifiuto della complessità e, quindi, della realtà. Facile dire che, come negli Stati Uniti, andiamo verso una scuola che necessiterà di una guardia armata in classe, che dia due schiaffi ai coglioni. Perché l’insegnante non lo deve fare, i genitori non l’hanno fatto, se non lo fanno le guardie, il ragazzino crescerà convinto di essere al di là di ogni regola, immortale, e finirà a farsi davvero del male, come una bestia esterrefatta asfaltata da un camion. Facile dire che così otteniamo una preselezione nella società, perché i bulli di oggi sono i disoccupati cronici di domani, anche se qui dissento: anche in passato, i bulli, che sono protetti dalle famiglie, se la cavavano persino in caso di omicidio, come dimostra il Massacro del Circeo del 1975. Aggiungo qualcosa che non vi piacerà. La scuola non serve a preparare i dirigenti del domani. A questo ci pensano altre strutture elitarie. Se negli anni 70 il 95% dei ragazzi trovava lavoro stabile, oggi non siamo nemmeno al 65%, tendenza a peggiorare – tant’è vero che, in tutta Europa, ci sono forze politiche che prendono milioni di voti proponendo che la gente sia pagata per sempre per non far nulla. Quindi oggi, esser bocciati, è irrilevante. Andare a scuola è irrilevante. Comportarsi in modo solidale e sociale è irrilevante. Comportarsi da piccolo borghese è ridicolo e (sempre più spesso) inefficiente. Vi dico di più. Dal 1968, e per circa 15 anni, siamo andati in strada a dimostrare, a volte pacificamente, a volte meno. Perché esisteva la pubblica opinione, e c’erano conseguenze. La fine del Movimento Studentesco non vuol dire che siamo rinsaviti, vuol dire che non serve più pensare, prima di agitarsi, avere un pensiero ed organizzarlo è inutile, faticoso, umiliante. Dalla Scuola Diaz in poi hanno tutti capito che, morire per strada, mentre inveisci contro il sistema, non serve a nulla. Oggi la società si è trasposta nei social networks. Oggi, Jan Palach, invece di darsi fuoco nella piazza San Venceslao, lo farebbe su Facebook, e allora sì che la gente si indignerebbe. Forse. Perché oggi vediamo immagini sempre più crude e violente, ma lontane da noi, tutte limitate alla realtà virtuale. Non siamo più cittadini, e nemmeno consumatori. Siamo spettatori, siamo fuori dalla realtà. Ed allora questi cretini che fanno i bulli cercano, con i soli mezzi che abbiano a disposizione (se sono stati scartati dalle trasmissioni immonde della Defilippi e compagnia cantante) per gridare “io ci sono” al mondo. Un grido che non presuppone nessuna competenza, nessun sogno, nessun progetto, nessuna speranza, solo una distruttività aliena, disumana, decerebrata. E allora? Li prendiamo a schiaffi a due a due finché non diventano dispari? Sono d’accordo, ma non succederà. Scartavetriamo a sculaccioni i deretani dei rispettivi genitori? Sarebbe bello, ma è impossibile. Accettiamo le cose come stanno? Difficile. Adeguandoci agli USA, troveremo sempre più gente che sbrocca, da ambo le parti. Per ora gli insegnanti si limitano a torturare i bambini dell’asilo, perché non sono fisicamente in grado di ribellarsi. Di quelli grandi hanno paura. Ed allora? Ci raccontiamo la palla di una grande riforma incommensurabile ed onnicomprensiva, che salvi baracca e burattini, e trasformi la scuola in un Paradiso Terrestre? Non so, il mio tempo lo scialacquo altrimenti. Rendiamo le scuole più selettive? Per quale traguardo, che il lavoro ed il miraggio di far parte della borghesia è finito? Li mandiamo nell’esercito a 12 anni, così imparano un mestiere e li inquadrano? Possibile, anzi probabile. Se costoro un giorno capiranno di essere la maggioranza, ed i successi della Lega e del M5S ci dicono proprio questo, allora distruggeranno a casaccio. Perché non saranno in grado di toccare i privilegiati (che sono già pronti a difendersi), e si ammazzeranno tra loro. Non si può fare più nulla. Possiamo solo mandarli a combattere contro Da’esh, o andranno a battersi, per strada, per una squadra di calcio o un dibattista qualunque. Solo una cosa è rimasta la stessa: “Restano sparsi, disordinatamente, i vuoti a perdere mentali, abbandonati dalla gente”.

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