Una delle più grandi e famose “penne” della Svizzera, Constantin Seibt, ha lasciato il quotidiano più importante del Paese, il “Tages Anzeiger”, per un futuro che conosco ma che non fa conto di spiegare qui. Anche lui, dopo anni, è saltato dall’orlo del tetto. Ha lasciato un lavoro sicuro, che gli stava stretto, ed ha deciso che “o la va o la spacca”. Chi mi conosce sa bene del legame fortissimo d’affetto che intercorre tra me e Constantin. Sa bene che lui ed io, 20 anni fa, passammo insieme un periodo intenso, vivendo in pochi metri quadrati, dividendo pane, formaggio ed emozioni, sogni ed ambizioni, come in un film d’avventura. Facendo follie, miracoli, scemenze, scrivendo cose memorabili, dimostrando che, persino in Svizzera, si potesse essere diversi ed apprezzati anche dai settori apparentemente più conservativi del Paese. E noi imparammo, a volte a frustate sulla schiena nuda, diverse severe lezioni dalla vita. Lo dico solo per spiegare perché la sua decisione mi commuova tanto. Gli debbo moltissimo, nemmeno lui sa quanto. E Constantin è una delle quattro persone, nella mia vita, che ho avuto la fortuna di avere accanto, e che erano di gran lunga più talentuose, intelligenti, stupefacenti e dinamiche di me. Un turbine, a volte faticoso, ma sempre emozionante, e soprattutto pieno di quel fascino che la somma intelligenza ed il talento puro hanno, quando hai smesso di pisciarti nei pantaloni e non hai più bisogno di essere invidioso. Quelle quattro persone che, quando le guardo, penso di essere stato baciato dalla sorte per poterne essere testimone. E nemmeno voglio discutere la sua scelta di passare anni lavorando in una redazione apparentemente soffocante. Nessuno soffoca Constantin, lui esplodeva di continuo, ed i lettori lo hanno sempre adorato o odiato. Ricordo un contraddittorio a teatro con Roger Koeppel, un apparente giornalista, neoliberista neocon neobandito neobugiardo, coccolato dalla piazza finanziaria zurighese. Constantin lo mise in ridicolo, lo schiantò, senza mai cambiare l’espressione del viso, senza mai alzare la voce. Constantin adesso ha 50 anni, e salta. Salta! Finalmente salta e fa una cosa SUA, solamente sua, nella quale non c’è rete, nessuno alle spalle. Solo il suo infinito talento. Ma lo conosco così bene, lui con le sue frasi che finiscono sempre con “e…” come se non dovessero finire mai; il suo passo saltellante; la sua capacità di passare da una generosità suicida ad una chiusura totale; la sua capacità di “farsi corrompere dalla tenerezza, da una battuta intelligente, da un sogno, da un’idea migliore”. Non mi importa nemmeno che ce la faccia – perché so bene che se non dovesse farcela troverà una porta dove gli altri non vedono nemmeno una fessura, e sarà altrove. Wooops. Un battito d’ali. E la mente corre ad un’altra persona, una di queste quattro, che ho incontrato oggi, e che è così incredibilmente giovane. Che di questo talento immenso non ha contezza, non immagina i limiti, soffre solo lo scontro con la realtà altrui, perché si accorge di essere una persona diversa. Ma stavolta non posso esserci, come con Constantin. Lui ed io eravamo due cavalli impazziti, con davanti a noi una prateria sconfinata, il vento contro ed un affetto duro come la pietra, ma mai duro quanto la decisione di farcela, la nostra ambizione e la rabbia che cozza contro le nostre paure ed i nostri sbagli. E ne abbiamo fatti, pagando carissimo. Ma sempre trovando una porta, laddove gli altri non vedevano nemmeno una fessura. Ed ora, ricordando le cavalcate, la solitudine che ci univa, ma che ci separava da tutti gli altri, e questa immensa riconoscenza di aver potuto riconoscere il suo talento e gioirne, mi dispiace che corra senza di me. Ma io ho la mia corsa. Lo stesso vale per quest’altra persona. Posso ripeterle fino alla fine dei tempi quanto talento abbia, ma non ha ancora la misura degli spazi da cavalcare, non ho parole per descriverle ciò che verrà. Come dice mio papà, da sempre: l’esperienza non si insegna, si fa. Lo diceva anche mio nonno, Sestilio. Io lo dico a questa persona, che viene però da altrove, e deve passare ancora per la cruna di tanti aghi. Non ho più l’età per correre accanto. Ma spero che anche lei, dopo Constantin, trovi la forza per saltare. Come scrissi in “La menzogna di Dedalo”, bisogna farlo prima che gli anni lo facciano per noi. Ma se c’è un talento che io non ho mai avuto, questo è la pazienza. Infatti sto già partendo per il prossimo pianeta inesplorato, sperando di avere di nuovo la forza ed il cuore. Ma non dimentico nulla, porto tutto con me. Ja Conschti, mir ghöred immerno zäme. L’altra persona, per fortuna, almeno questo lo sa. Aspetta. Così farò io con lei. Sbroccando ogni cinque minuti, naturalmente. Vorrei vedere voi, di fronte a grandi artisti, non essere impazienti…

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