Quando sei cresciuto abbastanza, ti volti indietro e ti accorgi di aver preso parte, magari in modo inconsapevole, a dei mutamenti colossali della vita e della storia. Ciò che sta accadendo sulla scena politica italiana (e non solo italiana) mi riporta con la mente a quando tutto questo è iniziato, nel 1992, con l’inchiesta del pool di Mani Pulite sul Caso Enimont e con inchieste analoghe in Germania, in Belgio, in Francia, in Spagna, persino in Svizzera… Da noi Raul Gardini, capo di Montedison (insieme a FIAT il più grande gruppo industriale privato italiano) convinse lo Stato a fondere l’azienda dei Ferruzzi-Gardini niente meno che con Enichem, il comparto chimico dell’ENI, per una cifra utopica, valutabile intorno ai 30 miliardi di Euro di oggi. La fusione finì con una bancarotta multimiliardaria, e con la scoperta del versamento di miliardi di tangenti, scoperte e perseguite dai giudici, e che portarono in pochi mesi alla scomparsa di tutti i partiti dell’arco costituzionale, tranne il PCI (che pure era implicato, ma per cifre minori di altri). Di fronte ad una situazione intollerabile, i giudici di Mani Pulite presero una decisione che si è rivelata la più grande delle sventure: puntarono a punire i politici, salvando tutti gli imprenditori e sperando che il PCI avrebbe risanato la ferita morale. Craxi gridò inutilmente che la corruzione, come sistema di sopravvivenza dei partiti e delle aziende, c’era sempre stata. Niente da fare. L’ondata di rabbia spazzò via lui per primo, e travolse persino persone del potere di Giulio Andreotti. Il risultato fu un imprenditore, senza partito, al potere: Silvio Berlusconi, che pure era corrotto fino al midollo ed era parte integrate del sistema delle tangenti, che gli aveva permesso di arricchirsi e costruire il suo impero televisivo. Se la Prima Repubblica era nata dall’accordo segreto tra De Gasperi e Togliatti, la Seconda nacque dall’accordo segreto tra D’Alema e Berlusconi, ed ha puntato decisamente a cancellare tutte le strutture di controllo democratico che la Prima Repubblica, magari a fatica, era stata capace di garantire. Prima di tutto, la politica è scomparsa dal dibattito pubblico. Da allora si discute di equilibri e pettegolezzi, non più di scelte politiche. Quelle vengono fatte altrove, alla rinfusa, da persone mal preparate che, ogni x anni, vengono sostituite da una generazione ancora meno preparata, per cui siamo arrivati al balbettio grillista ed al populismo becero di Lega, PD e compagnia cantante. Sono state chiuse le scuole di partito, poi è stato ammazzato il dibattito nelle sezioni, poi è stato annientato ogni virgulto locale, i dirigenti sono stati cooptati da gente che non era capace di far nulla, e che ha cooptato dei lestofanti sciocchi ed arroganti, che oggi fanno (o stanno per fare) i ministri e non conoscono per nulla la macchina dello Stato. Oggi il Parlamento è irrilevante, è solo un impiego ben retribuito per gente che altrimenti non sarebbe in grado di sbarcare il lunario. Ma non è stato sostituito. Non è che la politica la facciano quattro saggi (o demoni) chiusi nella stanza dei bottoni. Non la fa nessuno, si improvvisa, trasformando le beghe di potere nell’unica sostanza politica conoscibile. La gente parla di casta, di vecchi partiti, di qualunque cosa, in un vuoto pneumatico in cui nessuno sa bene di cosa stia parlando, ed ha perso (se mai l’ha avuta) la memoria storica dei fatti, delle cose e delle persone. Questo l’ha voluto Berlusconi, con la sua politica della desemantizzazione, che ora tutti (Renzi, Grillo, Salvini etc.) hanno ripreso e trasformato in perfezione onirica. Rivotiamo a luglio? Come vi pare. Stavolta la gente andrà al mare, e voi direte che il popolo ha deciso, sperando che le percentuali cambino. Avete ragione: il popolo ha deciso. Più si va avanti, meno si voterà. Specie se si usano potenziali spazi politici (come l’europeismo) per lanciare spettrali cartelloni elettorali raffazzonati da gente senza idee e senza palle, che si presta a raccogliere immondizie di percentuali per qualche disegno altrui (come +Europa) cancellando la possibilità che, anche su quel tema, possa esistere un vero dibattito. Ma la politica non è morta. Perché è una necessità. Rinascerà altrove. Spero, senza spargimento di sangue, ma certamente intrisa di ideologia, come è giusto che sia.

Lascia un commento