Un capomafia di Ostia, Roberto Spada, si lascia filmare mentre, con una testata, rompe il naso ad un giornalista RAI. La mia personale interpretazione di questo fatto è che si tratti di un gesto dimostrativo voluto, compiuto proprio nel momento in cui, dopo due anni di gestione commissariale, dovuta alle infiltrazioni mafiose nel governo della X Circoscrizione, si torna a votare – e Casapound ottiene un risultato superiore all’8%, che permette a questa formazione dichiaratamente fascista ed eversiva di eleggere un gruppo consiliare ed essere decisiva nel ballottaggio tra la candidata del M5S e quello del Centro-Destra. Nel passato, il Clan Spada aveva collaborato con il PD, dato che faceva parte delle organizzazioni coordinate da Luca Odevaine (ex segretario di Veltroni) e da Maurizio Venafro (ex capo gabinetto di Zingaretti). Spazzato via (per questi legami con Mafia Capitale) il PD di Ostia e commissariata la Circoscrizione, Roberto Spada (conclamato trafficante di droga, usuraio e boss malavitoso) iniziava a sostenere apertamente il M5S, essendo legato a doppio filo a Paolo Ferrara, il ras Grillino di Ostia, sodale di Roberta Lombardi. Ferrara è un altro personaggio tutt’altro che cristallino, impegolato profondamente con gli interessi criminali di coloro che gestiscono gli stabilimenti balneari del litorale romano, e che in passato convinse il M5S a portare in Commissione Antimafia un attacco a Don Ciotti – finché Grillo non gli ha messo la museruola e lo ha fatto sparire dai quadri dirigenti. Il M5S ha una posizione ondivaga sul Clan Spada, che è facile spiegare: nel meet-up locale ci sono tantissime persone, che urlano contro la casta e chiedono onestà, e che fanno parte della manovalanza del crimine organizzato. Si badi bene, non credo affatto che i vertici Grillini siano coinvolti, dico solo che, per sua struttura, il M5S fa fatica a liberarsi di certa gente, che ha fatto entrare con faciloneria, non necessariamente per interesse. L’interesse nasce in situazioni come a Roma, nella quale la Giunta Raggi prende ripetutamente posizione e decide delibere a favore esclusivo del Clan Casamonica, in quel caso il Clan non pronuncia endorsements, parlano i fatti. Nel frattempo Spada avrebbe fatto amicizia con Marsella, il candidato di Casapound, e molti si interrogano se, in quel quasi 10% di voti ostiensi alla milizia fascista, non ci siano quelli del Clan mafioso in oggetto. Ma qui il punto è un altro. La questione è che i partiti, deboli come sono, non sono più in grado di evitare infiltrazioni gravissime: né il PD, né il Centro-Destra, né i Grillini. Seconda questione: Totò Riina non va in televisione a dire che vota Tizio o Caio, ed a spaccare in diretta i nasi dei giornalisti. A Spada è permesso farlo. Il messaggio che arriva ai cittadini è forte e chiaro: la mafia, a Roma, è più forte dello Stato. Cinquanta anni fa, se avesse voluto entrare in un partito, Roberto Spada avrebbe dovuto pagare fior di quattrini alla struttura (mentre oggi ogni candidato paga esclusivamente la propria campagna e cura esclusivamente i propri interessi), avrebbe dovuto sostenere dei dibattiti di retorica e politica nelle sezioni, confrontarsi con diversi livelli di controllo politico ed ideologico, non sarebbe riuscito nemmeno a farsi eleggere segretario di sezione di un partito minuscolo. Ricordo distintamente alcuni personaggi (che non nomino) che cercarono fortuna nel PRI, e che vennero stremati e dissanguati senza mai ottenere nemmeno un posto in lista, figuriamoci il permesso di prendere a botte qualcuno – sarebbe finito in gattabuia – o esprimere un endorsement – i media non l’avrebbero pubblicato. La Prima Repubblica è stata la parte migliore della storia d’Italia, i partiti classici erano (tutti, persino il MSI) guardiani della democrazia. Mani Pulite, nata come una sana operazione di una magistratura indipendente, è divenuta l’inizio di una iattura e della fine del sogno di un Paese libero, prospero e democratico. La Perestroijka, che è stata una grande occasione anche per noi, è stato il momento in cui il potere americano, in sintonia anche con il PCI, ha trasformato l’Italia in un Paese sudamericano.

Lascia un commento